Abiti da sposo, Luca Paolorossi: “Il segreto? Disegno capi che non passano di moda”
“Dio salvi il Made in Marche”, dice Luca Paolorossi. E come darti torto! Oggi voglio presentarvi il re della sartoria marchigiana, il maestro degli abiti da sposo che non passano mai di moda, l’erede di una grande azienda familiare di sarti che a Filottrano ha trovato dimora ormai da più di 30 anni. Facciamo 4 chiacchiere con il sarto, l’artista e “amante del bello” Luca Paolorossi.
Care spose e cari sposi,
oggi voglio puntare i riflettori su colui che viene spesso messo da parte. Sì, parlo proprio lui, lo sposo. Sarà per timidezza o per semplice temperamento, ma i miei sposi hanno sempre voluto “farsi da parte” durante i matrimoni, lasciando la scena all’amata sposa anche nei momenti salienti della cerimonia. Qualsiasi sia la motivazione, la sposa resta sempre la protagonista assoluta delle nozze.
Ciò non toglie, però, che per la scelta degli abiti da sposo non sia necessario lo stesso studio e la stessa ricerca dei dettagli che vale per quelli da sposa. Anzi, forse anche di più! Me lo ha spiegato, con i suoi modi unici e irriverenti, colui che considero uno dei maestri della sartoria italiana nonché marchigiana: Luca Paolorossi.
Abiti da sposo, Paolorossi: “L’uomo di oggi è cambiato”
Com’è cambiato lo sposo? Cosa desidera oggi? A Luca ho chiesto questo. “Il mio target – mi spiega Luca – è fatto da gente stanca di trasformarsi in qualcuno che non è. Nei miei abiti c’è ricerca di stile. Prendiamo ispirazione dai vecchi film come ‘La Dolce Vita’ o da vecchie collezioni che non passano mai di moda. Mi ispiro alla bellezza e cerco di trasmetterla attraverso i miei abiti”.
“Lo sposo, in particolare, è sempre stato in sordina, è vero. Ma adesso non più. Non vuole trasformazioni, è cambiato. E’ consapevole del fatto che gli occhi saranno puntati sulla sposa, ma vuole sentirsi comunque un protagonista e, soprattutto, non vuole essere deriso“. Sì, perché secondo Luca, i tessuti lucidi, pesanti, insieme a colori troppo eccentrici, non hanno più senso di esistere.
In più, gli sposi di oggi desiderano un abito da sposo da poter indossare ancora. “I miei clienti non vogliono più spendere una fortuna per abiti da sposo da indossare soltanto una volta. Vogliono capi che rimangano nel tempo, che possano essere riutilizzati anche in altri occasioni. E’ il mio segreto, la nostra filosofia”.
E lo sposo di Luca Paolorossi, com’è? “Tradizionale, dedito all’eleganza tipica dell’uomo italiano dell’ultimo secolo. Abiti poco esagerati, che possono essere riutilizzati e che soprattutto non rispecchiano le scelte dei grandi brand di oggi”. In che senso? “C’è un problema di eleganza – sottolinea Luca -. Purtroppo lo sposo negli ultimi anni è stato trasformato in una specie di personaggio da circo, con giacche impensabili, colori come il bronzo, l’avorio o i colli alla coreana. Sembra quasi di vedere Lady Oscar o un attore di un film western. Il nostro sposo è nettamente diverso”.
Abiti da sposo “green”: l’importanza della scelta dei tessuti
Niente collezioni prêt-à-porter, ma solo abiti da sposo su misura, disegnati sulla base del richieste del cliente, sul suo fisico. “Ho lanciato nuovi tessuti, nuove forme geometriche e fantasie – spiega Luca -. Inoltre, sono affezionato ai nostri territori e mi interessa portare le nostre eccellenze in giro per l’Italia, puntano su tutto ciò che è verde, Green, botanico”.
Ecco perché la Sartoria Paolorossi predilige tessuti in canapa, in juta, in fibre naturali, lavorati e perfetti anche per la cerimonia. “Da noi sono banditi tessuti come il poliestere, gli acetati, il poliammide e tutto ciò che è realizzato col petrolio”.
Su cosa puntare per un abito da sposo che si rispetti?
- Tessuti freschi e affascinanti;
- Tonalità eleganti come blu, grigio scuro, verde Ottanio e rosso;
- Materiali e fibre naturali, come il fresco lana.
Dietro a un bell’abito c’è sempre un eccellente lavoro. “Cerchiamo di stare attenti alle aziende a cui ci affidiamo per lavorare, per esempio, la lana. Vogliamo dare tracciabilità, far capire come la pelliccia di un ovino viene lavorata, trasformata e da cui può nascere un capo elegante”.
Come scegliere l’abito da sposo giusto: gli errori da non fare
A rendere eccentrico Luca è indubbiamente il suo modo di fare, soprattutto con gli sposi o – peggio – con le madri degli sposi! “Lo sposo non è mai confuso, credetemi. Sono le madri, a volte insieme alle suocere, a costringerlo a indossare un abito che non vuole. Dunque, il mio compito è quello di essere un consulente dello sposo, a volte un po’ brutale, ma sincero e onesto. Voglio il meglio per i miei sposi, indipendentemente dai gusti di suocere, madri e compagnia bella”.
Quali sono, dunque, gli errori da non fare nella scelta dell’abito da sposo giusto?
- La camicia: deve essere sempre bianca. Bandito qualsiasi altro colore;
- La cravatta: dal celeste al grigio pallido, fino al bianco avorio. L’importante è che sia sempre chiara, da celebrazione. Non è un simbolo di purezza, ma dovrà essere chiara per permettere allo sposo di distinguersi all’ingresso in chiesa e all’altare;
- Mai andare senza calzini: lo sposo senza calzini “è un cafone”, secondo Luca;
- No al fiore nel taschino: il fiore si mette all’occhiello, nel taschino ci va il fazzoletto;
- La giacca dello sposo: avrà soltanto un bottone, fiore all’occhiello e fazzoletto nel taschino. E’ lo sposo l’unico a poter indossare tutte queste cose;
- Distinguersi senza esagerare: così come nessuna invitata potrà vestirsi di bianco, nessun amico dello sposo dovrà “imitare” il suo outfit, stando attenti però a non esagerare. No a damascati, no a colli alla coreana, no a bottoni con gioielli Swarovski. Sono too much!